Un manifesto per Balla Torino
A cura di Luigi Ratclif*
I concetti che fanno di Balla Torino un progetto amato e condiviso, ora a causa della pandemia ne rendono difficile, non solo il suo procedere, ma anche lo stesso suo racconto.
Proprio a questo punto Balla Torino, nel pieno del dibattito sulla necessità di garantire modi e strumenti nuovi per procedere oltre, ha deciso di affrontare le difficoltà contingenti disegnando un nuovo progetto. Lo ha fatto immaginando una nuova architettura dalle prospettive più larghe, lontano dall’essere una risposta emergenziale o un programma di ripiego ma come un vero e proprio pensiero rinnovato, visionario. Inteso come un contributo di idee e azioni, un percorso verso relazioni nuove tra le persone per una comunità più coesa e aperta. Un nuovo progetto che supera il modello del solo “evento” per divenire con gradualità un programma permanente di promozione sociale e di nuove forme relazionali nelle nostre comunità. Ed è sorprendente come quelle parole chiave, proprie di Balla Torino, diventano ora necessarie, fondanti, imprescindibili, forse più attuali di un anno fa. Ed è appunto questa riflessione a tutto tondo sulla “città felice” che oggi ci suggerisce percorsi nuovi, affrontati con più slancio e convinzione. Balla Torino diviene dunque piattaforma permanente dedicata alla danza sociale ma non solo. Si sviluppa aprendosi ad azioni diffuse: flash mob, dialoghi, seminari, uso dello spazio pubblico e di luoghi inconsueti, itinerari, progetti di musica, cinema, fotografia, letteratura, medicina, lavoro, benessere, cura. Lo immaginiamo come un laboratorio aperto di promozione sociale che partendo dalla pratica danzante sia capace di interagire con altre discipline, influenzare pensieri, politiche, atteggiamenti, soluzioni. Ma soprattutto sia motore di nuove forme di convivenza e di socialità, più giuste, più profonde, più appaganti. Ci piace pensare che la strada che vogliamo imboccare è quella che oggi la maggior parte delle persone non vede l’ora di prendere. Il contatto, il dialogo, la convivialità, le relazioni, la socialità, ora negate, saranno il nostro timone. E la gente ritornerà a ballare e a sorridersi e la città danzante, ci auguriamo, sarà ancora più felice di quella che immaginavano all’inizio del nostro progetto.
*ideatore di “Balla Torino”